Le Biotossine algali e i molluschi bivalvi

Il livello di attenzione delle Autorità sanitarie e ambientali sulle problematiche connesse alla presenza di tossine di origine algale nei frutti di mare è cresciuto enormemente in questi ultimi anni anche nella Regione Sardegna a seguito dell'evidenza dei danni che questi composti tossici possono provocare alla salute dei Consumatori, alla molluschicoltura, alla pesca, agli ecosistemi marini.
La presenza lungo le zone costiere marine di organismi microscopici fitoplanctonici produttori di tossine che possono accumularsi nelle parti edibili di determinati prodotti ittici (in particolare molluschi bivalvi filtratori) rappresenta un rischio non trascurabile per la salute umana.
Le intossicazioni da tossine marine costituiscono infatti in molte aree del mondo un rilevante problema di sanità pubblica, oltre che una importante causa di perdite economiche per le imprese del settore ittico e della molluschicoltura in particolare.
Il riscontro di queste tossine nei molluschi bivalvi oltre i limiti stabiliti dalla normativa vigente comporta, infatti, il divieto di raccolta e di commercializzazione dei prodotti interessati dalla contaminazione per ovvi motivi di tutela della salute pubblica.

Le cause
La presenza e lo sviluppo di microalghe tossiche (talvolta visibile in occasione di vere e proprie fioriture) è essenzialmente la conseguenza di fenomeni di eutrofizzazione (soprattutto di origine umana) delle aree costiere e della progressiva diffusione e adattamento di specie tossiche in nuove aree geografiche a seguito della globalizzazione dei mercati e dell'intensificazione dei commerci internazionali per via navale (si ritiene che le acque di zavorra delle navi da carico rappresentino la causa principale della diffusione delle alghe tossiche in nuove zone acquee).
Come è noto agli operatori di sanità pubblica del settore, in Italia i fenomeni di accertata tossicità dei molluschi bivalvi per accumulo di tossine hanno assunto da oltre un decennio un particolare rilievo nel medio e alto Adriatico, ove gli allevamenti di mitili rimangono chiusi per molti mesi all'anno a causa della presenza di tossine del tipo D.S.P. e, in questi ultimi anni, anche nella Regione Sardegna (la presenza di tossine del tipo P.S.P. è stata riscontrata negli allevamenti di cozze del golfo di Olbia nel 2002 e 2003 e nel golfo di Cugnana nel 2005, negli allevamenti della laguna di S.Gilla per biotossine del tipo D.S.P. nel 2002 e negli allevamenti di mitili in alcune zone acquee del golfo di Oristano per presenza di tossine del tipo P.S.P. nel 2006).
Nel novero delle migliaia di specie algali identificate, attualmente sono circa 70 quelle che producono principi tossici e la quasi totalità appartengono ai taxa delle Dinoflagellate (generi Alexandrium, Gymnodinium e Dinophysis) e delle Diatomee (genere Nitzschia).
Nell'ambito delle tossine di natura non proteica, le tossine sintetizzate dai dinoflagellati sono tra le più potenti che si conoscano.

Documenti correlati
- Decreto legislativo n.530/1992 sulla commercializzazione dei molluschi [file.pdf]
- Decreto Ministero della Salute 16/05/2002 (Tenori massimi e metodi di analisi per biotossine algali nei molluschi) [file.pdf]
- Regolamento (CE) n.853/2004 (Norme specifiche sull'igiene per gli alimenti di origine animale) [file.pdf]