Giornata mondiale senza tabacco

Anche quest'anno, il 31 maggio, in occasione della giornata mondiale senza tabacco, il centro antifumo della II U.O di Pneumologia dell'Ospedale "R. Binaghi" dell'ASL di Cagliari ha accolto i fumatori per fornire loro informazioni sul fumo e per misurare in monossido di carbonio nell’aria espirata.
La giornata Mondiale senza tabacco è nata per iniziativa dell’OMS al fine di sensibilizzare la popolazione si rischi del tabagismo. Lo slogan di quest’anno è "Ambiente senza fumo", che mette in guardia anche dal pericolo del fumo passivo.
L'OMS ha indicato il tabagismo come la principale causa evitabile di malattia e morte in tutti i paesi. E’ responsabile, infatti, di 4 milioni di morti all’anno nel mondo e 90.000 in Italia (dieci volte in più degli incidenti stradali).
Il fumo rappresenta un fattore di rischio per ben 25 malattie diverse e in particolare risulta la causa principale dell’insorgenza della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) nel 75% dei casi, dei tumori polmonari nel 90% dei casi e delle malattie cardiovascolari nel 25% dei casi.
In particolare la BPCO, malattia altamente invalidante, rappresenta attualmente la 3° causa di morte in Italia, con un trend in crescita esponenziale. Per questa malattia è fondamentale una diagnosi precoce perché spesso il fumatore tende a considerare “normale” la tosse e le difficoltà respiratorie da sforzo, mentre una semplice spirometria può evidenziare la malattia nella fase iniziale, quando la sospensione del fumo ne blocca l’evoluzione verso stadi più gravi e avanzati.
Da tutto ciò derivano oltre ai costi in termini di salute, anche costi economici, diretti e indiretti, enormi per la collettività, stimati per l’Italia, in 207 euro per abitante l’anno.
Gli interventi di prevenzione 1° nei giovani e di disassuefazione dal fumo attuati nei centri antifumo pubblici, istituiti in tutta Italia (340 secondo il censimento del Ministero della Salute) hanno permesso di registrare una riduzione significativa del numero dei fumatori tra i maschi adulti(28,3 secondo i dati Istat 2004), ma anche un lieve incremento delle donne (16,2%) e dei giovanissimi nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni (24% maschi e 15% femmine). Questo dato epidemiologico è preoccupante perché le donne sembrano più suscettibili dei maschi ai danni del fumo all'apparato respiratorio, hanno più difficoltà a smettere di fumare e iniziano più precocemente dei maschi. Secondo i risultati di un progetto triennale di prevenzione nelle scuole, attuato dal nostro centro, il 13% delle ragazze accende la prima sigaretta ad un’età inferiore agli 11 anni in accordo con quanto rilevato dall’Istat che indica la Sardegna come la regione d’Italia dove l’tà di inizio del fumo è più precoce; negativo è l'esempio dei genitori fumatori, dato che il 70% degli adolescenti ha almeno uno dei due genitori che fumano.
I dati del 2006 dell’Istituto Superiore della sanità sono allarmanti: rispetto al 2005, anno di entrata in vigore della legge Sirchia, che vieta il fumo nei locali pubblici, la vendita delle sigarette dopo un calo del 7-8% nel primo anno è nuovamente aumentato dell'1,1%.
La legge si è comunque rivelata positiva per l’alto gradimento anche tra i fumatori, per la buona osservanza dei divieti nei bar, ristoranti, meno nei luoghi di lavoro soprattutto privati, per la protezione di chi non fuma, dal fumo passivo, per un calo del numero di fumatori (500.000 in meno), per una riduzione del 7% di ricoveri per infarto.
Occorre quindi una strategia di sanità pubblica che prevede più finanziamenti da parte dello Stato, sia per interventi educazionali sui giovani, sia per il potenziamento e l'attivazione dei centri antifumo, sia per la rimborsabilità dei farmaci per aiutare il fumatore a smettere.
Gli interventi di disassuefazione dal fumo devono partire dal primo livello, quello che possono effettuare figure professionali che svolgono un ruolo importante nelle scelte di salute della comunità, come il medico di medicina generale o il farmacista. E' stato, infatti, dimostrato che un intervento breve di 5 minuti raddoppia le probabilità di successo, per arrivare poi agli interventi di disassuefazione più strutturati e complessi svolti nei centri antifumo specializzati di secondo livello.
In tali centri il fumatore motivato effettuerà un percorso di diagnosi e terapia del tabagismo con colloqui singoli o di gruppo e con un supporto farmacologico con sostituti della nicotina, bupropione ed a giugno con un nuovo farmaco che sarà in commercio in Italia:la vareniclina, per ridurre i sintomi da astinenza da nicotina. Il tabagismo, infatti, è ormai indicato dall'OMS non più come stile di vita o causa di malattia, ma malattia esso stesso in quanto la nicotina è una sostanza attiva sul cervello come tutte le sostanze da dipendenza. Deve quindi essere prevenuto diagnosticato e curato come si fa con altre malattie croniche come l'ipertensione e l'ipercolesterolemia, con rapporto costo/beneficio decisamente favorevole. Nei centri antifumo le percentuali di astinenza all'anno sono buone (tra i 15 e i 38%).
Il centro del Binaghi è attivo dal 1997, con richieste sempre crescenti di prestazioni e con risultati di astinenza all'anno, dimostrati con la misurazione del monossido di carbonio, del 40%. Vengono seguiti circa 15° casi all’anno e 1500 controlli all'anno. Il paziente, che accede previa prenotazione e con impegnativa, viene sottoposto ad anamnesi per valutare fattori di rischio familiari o personali o malattie fumo-correlate, con compilazione di una cartella clinica, visita clinica, spirometria, misurazione del monossido di carbonio, del livello motivazionale, del livello di dipendenza fisica con test di Fagestorm. Effettua poi un colloquio motivazionale, cognitivo comportamentale lungo e personalizzato e spesso viene prescritta una terapia farmacologica secondo le linee guida scientifiche nazionali e internazionali. Il paziente viene poi monitorizzato con un follow-up che prevede incontri inizialmente settimanali, poi mensili per almeno un anno, con lo scopo di limitare il rischio di ricadute.