Il reparto di Chirurgia maxillo facciale del Santissima trinità diventerà “Smile House Sardegna”

Gli eccellenti risultati dei primi interventi effettuati nell’ambito del progetto "Sorrisi in Sardegna” - sottoscritto a luglio tra il Reparto di Chirurgia Maxillo facciale dell’Ospedale Santissima Trinità della ASL di Cagliari e l’Associazione Internazionale Operation Smile, con l’ obiettivo di trattare chirurgicamente bambini, adolescenti e giovani adulti, residenti nel nostro Paese e nei paesi svantaggiati e in via di sviluppo affetti da labio-palatoschisi e da gravi malformazioni facciali – hanno “promosso” il reparto cagliaritano che si accinge a diventare una delle Smile House sparse nel mondo.
Smile House Sardegna dedicato appunto alle malformazioni cranio maxillo facciali, contribuirà grazie ai propri operatori e ai medici di operation smile, alla ricerca e diffusione di best practise, allo sviluppo di nuove tecniche diagnostiche e interventistiche in questo settore, all’individuazione e applicazione di indagini genetiche su questo genere di malformazioni.
Cagliari diventerà la seconda Smile House in Italia dopo l’Azienda Ospedaliero Universitaria San Paolo di Milano: un riconoscimento importante per un reparto, diretto dal Prof. Giorgio Tore, che già da anni svolge interventi nel campo delle malformazioni scheletriche del volto grazie alla presenza di un equipe chirurgica coordinata dal Dott. Maurizio Diego Foresti e composta anche dai Dott. Renato Paracchini, Dott. Luca Vadilonga, Dott.ssa Flavia MG Fatone e Dott. Luca Maria Moricca che ha la possibilità di raggiungere livelli di eccellenza nelle procedure e nell’esecuzione degli interventi evitando la mobilità dei pazienti sardi verso altre strutture italiane o verso strutture private.
Da quanto il 22 luglio ha avuto inizio l’attività interventistica le richieste sono cresciute e oggi sono circa 15 i pazienti (italiani e provenienti dai paesi svantaggiati) in attesa di essere valutati e inseriti nel programma di interventi dell’equipe.
Oggi 7 ottobre vengono operati un bimbo di appena 13 mesi con labiopalatoschisi monolaterale completa e una ragazza di 20 anni per una correzione di esiti di labiopalatoschisi, entrambi cagliaritani.
Presso la Smile House i pazienti con malformazioni congenite cranio- maxillo-facciali ed in particolare bambini affetti da labiopalatoschisi, verranno seguiti dalla fase prenatale fino a quella preopeatoria e operatoria per proseguire con la varie fasi di terapia/riabilitazione.
I pazienti potranno beneficiare di sedute di logopedia, di trattamenti ortodontici ed essere seguiti per qualsiasi altra patologia correlata malformazioni.

LPS Labio-palatoschisi: cosa sono
Le LPS sono patologie congenite malformative che possono presentarsi isolate o associate a sindromi sistemiche. In particolare sono caratterizzate da un’interruzione del labbro e/o del palato con ripercussioni funzionali a livello respiratorio, masticatorio e fonatorio. Inoltre possono influenzare la crescita del massiccio facciale esitando in asimmetrie maxillo-mandibolari.
L’incidenza nei soggetti caucasici delle labioschisi è stimata 1:1000 e per le palatoscchisi 0,5:1000.
In Sardegna, si stima che l’incidenza delle LPS sia pari a 1:1000 nati su un totale di 12.000 nati l’anno. Pertanto si stimano 12 casi/annui di bambini affetti da LPS nella nostra regione.
Considerando una media di 3 interventi chirurgici per paziente, la mole dei trattamenti annui totali è di circa 40/annui che, attualmente scelgono l’opzione migratoria. A questi casi vanno sommati quelli provenienti dai paesi meno abbienti ospitati in Sardegna grazie alle Associazioni umanitarie e alle previste affluenze tramite i canali Operation Smile.
Per quanto riguarda l’eziopatogenesi di tale patologia non sono state riconosciute cause certe, ma si pensa dipenda dalla combinazione di fattori ambientali e di fattori familiari: in particolare si ritiene che il consumo di anticonvulsivanti (fenilidantoina), alcool e acido 13-cis-retinoico, nonché la carenza di acido folico in gravidanza possano avere effetti teratogeni ed indurre alterazioni embrionali; infine sembra che il rischio di schisi aumenti nei figli di genitori con età al concepimento superiore ai 30 anni con particolare riferimento all’età del padre.
Attualmente è possibile anche effettuare una diagnosi prenatale ed in particolare labioschisi e labiopalatoschisi possono essere diagnosticate ecograficamente sin dalla XX settimana di gestazione.

Protocollo chirurgico
I piccoli pazienti affetti da tali patologie necessitano di un iter terapeutico a lungo termine: devono, infatti, essere seguiti da un’equipe multidisciplinare dalla nascita fino alla fine della crescita proprio perché il paziente affetto da LPS può presentare dei pattern di crescita differenti dalla popolazione normale. In particolare il protocollo chirurgico a cui devono essere sottoposti tali pazienti prevede: una fase di ortopedia prechirurgica, ovvero l’uso di placche ortodontico-ortopediche che modellano la regione naso-labbro-palato; un primo intervento chirurgico a 4-6 mesi consistente nella chiusura del palato molle e in una plastica del labbro e del naso; un secondo intervento chirurgico a 18-24 mesi consistente nella chiusura del palato duro; ulteriori interventi da definire durante la fase di crescita per la correzione di eventuali esiti scheletrici ed a carico dei tessuti molli.
Attualmente è anche possibile poter eseguire un unico intervento chirurgico a 4-6 mesi di chiusura del labbro e del palato duro e molle (“ALL IN ONE”) quando le schisi presentano un’ampiezza inferiore ad 1cm.
Pertanto è necessario che i piccoli pazienti e le loro famiglie possano rivolgersi ad un unico centro di riferimento a cui fanno capo tutte quelle figure professionali esperte ed indispensabili (genetista, neonatologo, pediatra, ortodontista, logopedista, psicologo, chirurgo, anestesista) per seguire il bambino dalla nascita sino a fine crescita. Solo attraverso la realizzazione di un Centro di riferimento è possibile seguire un protocollo di trattamento medico, chirurgico e di sostegno corretto e standardizzato che permetta di ottimizzare i risultati e ridurre gli esiti, evitando interventi chirurgici ridondanti.
Infine, il corretto coordinamento tra diagnostica prenatale del territorio e centri di riferimento per il trattamento LPS è altresì di fondamentale importanza per informare e rassicurare i genitori dei nascituri su quale sarà l’iter terapeutico e di crescita dei loro piccoli.