Alla ASSL di Cagliari arriva la videodialisi per i malati di insufficienza cronica renale

CAGLIARI, 12 ottobre 2017 - Si chiama videodialisi ed è una nuova metodica capace di guidare a distanza i pazienti in dialisi peritoneale. Il nuovo sistema di cura è stato attivato nella SC di Nefrologia e Dialisi territoriale della ASSL di Cagliari che, da qualche giorno, ha arruolato i primi due pazienti nefropatici: un uomo affetto da insufficienza renale cronica residente nel comune di Sinnai e una donna residente nel comune di Mandas.
La Struttura della ASSL di Cagliari è l’unica ad utilizzare questa metodica in Sardegna, mentre nel resto d’Italia la video dialisi è già in uso nella regione Piemonte.
Grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, la dialisi peritoneale domiciliare diventa più semplice, migliora la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari e porta un risparmio di risorse per il servizio sanitario. In pratica, è l’ospedale che va a casa del malato: a casa del paziente viene sistemato un sistema integrato, una postazione mobile formata da una telecamera da videosorveglianza in alta definizione, un monitor e uno strumento telefonico in viva voce. La postazione a domicilio è collegata al centro dialisi attraverso una semplice linea Adsl. La telecamera, grazie ad un software installato al centro dialisi, trasmetterà le immagini del paziente ad un infermiere che può gestire contemporaneamente 6 pazienti. Grazie al collegamento telefonico sarà quindi possibile un rapporto virtuale audio/video con il paziente. Questo fa in modo che anche i problemi più piccoli possano essere risolti on line, rassicurando di volta in volta il paziente che resta sempre in collegamento con il centro di cura di riferimento ogniqualvolta sia necessario. Una 'rivoluzione digitale' destinata a cambiare la vita di quei pazienti già in cura con la dialisi peritoneale la cui quotidianità, grazie a queste innovazioni, è decisamente sempre più vicina alla normalità.

Un importante ausilio, dunque, a che soffre di insufficienza cronica renale, soprattutto considerando che, nel nostro Paese, ne sono affetti circa 3 milioni di Italiani. In Sardegna si contano circa 1500 pazienti dializzati, di cui circa 150 in dialisi peritoneale.
La dialisi peritoneale (DP) è una metodica dialitica che viene effettuata dallo stesso paziente in autonomia o con l’aiuto di una persona (caregiver); la tecnica può essere manuale o automatizzata e utilizza un catetere permanente inserito chirurgicamente nell’addome. La dialisi peritoneale consente di non modificare le abitudini di vita sociale del paziente, specie con la tecnica automatizzata notturna, assicurando così una migliore qualità di vita.
Il team della SC di Nefrologia e Dialisi della ASSL di Cagliari, composto da 2 medici con esperienza pluriennale nel trattamento dialitico peritoneale, e 5 infermieri che sono suddivisi per territori di competenza (Quartu Sant’Elena,Muravera e Isili), dal 2013 ha iniziato un percorso di domiciliazione delle cure dialitiche. Attualmente i pazienti in trattamento sono 18 .
Al fine di implementare la domiciliazione del trattamento dialitico peritoneale è già in uso al domicilio di tutti i pazienti la teledialisi e cioè un ’innovativa piattaforma di connettività che consente la trasmissione bidirezionale delle informazioni tra la macchina (cycler) per la dialisi peritoneale automatizzata (denominata APD ) posto a casa del paziente ed il Centro Dialisi mediante web .
La comunicazione bidirezionale consente in sintesi allo staff tecnico di :
•monitorizzare da qualsiasi postazione dotata di connessione internet la terapia dialitica domiciliare del paziente
•modificare il programma di trattamento dialitico direttamente dalla piattaforma e
monitorizzare contemporaneamente più pazienti in remoto
Digitalizzare e rendere virtuale, per quanto realistico, il rapporto medico-paziente a supporto della dialisi domiciliare è attualmente fondamentale per la gestione del trattamento in pazienti che non sono in grado di provvedere autonomamente alla gestione delle procedure dialitiche e che non abbiano un caregiver che possa aiutarli durante il trattamento.