Fine vita, spunti sull'applicazione della legge 219

Minerba Fadoi fine vita
CAGLIARI, 11 aprile 2018 - Accompagnare il paziente anche nella fase terminale della sua vita, con un nuovo paradigma del prendersi cura che va oltre la guarigione in sé: perché anche quando le terapie non sono più efficaci, le cure non si interrompono. E' stato questo il tema della “Giornata FADOI per il Fine Vita” che si è tenuta nella sede della Ats - Assl di Cagliari il 7 aprile 2018, contemporaneamente in tutte le regioni italiane, sul tema dell’assistenza al paziente terminale. Una giornata di approfondimento e riflessione aperta dal direttore di Ats - Assl Cagliari Luigi Minerba, che ha portato i saluti di tutta Ats Sardegna, da tempo impegnata sul tema. "Sono onorato di aprire questo incontro ricordando che proprio grazie al lavoro svolto in Ats, la Sardegna è la prima regione ad aver elaborato delle linee guida sul consenso informato e Dat, disposizioni anticipate di trattamento", ha affermato Minerba. "Il tema del fine vita ci riporta all'allungamento dell'esistenza, alla cronicità e alle nuove sfide che si trova ad affrontare il sistema sanitario nell'ultima fase della vita. E' un dibattito che ha diviso il paese ma che ha un comune denominatore: tutti dobbiamo chiederci come prendere in carico le persone che soffrono e affrontano una nuova fase della vita, c'è un nuovo paradigma nella società che cambia". Il corso è stato presentato da Franco Bandiera, direttore U.O.C. Medicina Interna Ospedale Santissima Annunziata, Rina Cossu, coordinatrice Infermieristica U. O Medicina Generale Tempio Pausania, Maria Antonietta Marzilli dell’U.O. Medicina Interna dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari.
Alle 14 ha preso il via la sessione “Terminalità e palliazione: dal corretto inquadramento clinico alla corretta individuazione dei bisogni” moderata da Maria Antonietta Marzilli e Flavio Tangianu, dell’U. O. di medicina Interna dell’ospedale San Martino di Oristano con Filomena Panzone, dell’U. O. di medicina Interna dell’ospedale San Martino di Oristano, che si è focalizzata sugli strumenti per riconoscere e valutare il paziente terminale, mentre Roberto Frediani, direttore della struttura complessa di Medicina Interna dell'ospedale Maggiore di Chieri, ha incentrato la relazione sulla medicina palliativa e sulla necessità di spostare gli obiettivi della dal guarire al prendersi cura.

La sessione sugli “aspetti clinici del management del paziente terminale” moderata da Lorenzo Fiorin, specialista in Geriatria (Ghilarza), e Carlo Usai, endocrinologo (Sassari), è iniziata con l’intervento di Roberto Risicato, direttore dell'Unità operativa complessa di Medicina interna dell'ospedale Muscatello di Augusta, sulla nutrizione artificiale nel paziente terminale, che ha cercato di delineare il complesso confine tra palliazione e accanimento terapeutico. Paola Dellacà, specialista in Reumatologia U. O. di Medicina Interna del Santissima Trinità di Cagliari, ha approfondito gli aspetti clinici ed etici della gestione del dolore e sedazione palliativa mentre Rina Mura ha illustrato il nuovo ruolo dell’infermiere nella gestione del paziente terminale. Ha chiuso questo giro di relazioni Fabrizio Demaria, direttore S.C. Psicologia Ospedaliera e delle Emergenze della Ats – Assl di Sassari, che ha parlato degli aspetti psicologici nella comunicazione fra operatore sanitario e paziente nel fine vita. Le “Criticità organizzative nella gestione del paziente terminale” hanno tenuto banco nella sessione moderata da Franco Bandiera, direttore U.O.C. Medicina Interna Ospedale Santissima Annunziata, e Giovanni Basilio Daga, medico palliativista dell’Hospice di Cagliari. Salvatore Salis, direttore dell’Hospice - Ospedale "Cesare Zonchello" Nuoro, ha delineato come ripensare i modelli organizzativi e percorsi assistenziali per le cure di fine vita e Luigi Falchi, neurologo e medico di base, che ha definito il ruolo del medico di medicina generale nelle cure di fine vita. Del supporto domiciliare al malato terminale e il care giver burden ha parlato Daniela Viale, psicologa, psicoterapeuta Centro Alzheimer SS. Trinità di Cagliari).

L’evento è stato chiuso dalla sessione “Fine vita: diritto di scegliere” moderata da Aldo Caddori, responsabile dell’U. O. di Medicina Interna dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari ed Efisio Chessa, responsabile dell’U. O. di Medicina Interna dell’ospedale San Martino di Oristano. I giuristi Gian Giacomo Pisotti, ex presidente della sezione civile della Corte d'appello, e Danilo Tronci, sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale Ordinario di Cagliari, hanno messo in evidenza luci e ombre della legge sul fine vita. Mario Oppes ha trattato del diritto all’informazione nel fine vita. Le conclusioni le ha tirate il giornalista Giancarlo Ghirra dell’associazione Walter Piludu.
Un approfondimento sulla legge 219 del 22 dicembre 2017 dal punto di vista giuridico è arrivato da Giangiacomo Pisotti, magistrato in pensione, presidente della sezione civile della Corte d'appello fino al 2016. Pisotti fa parte dell'Associazione Walter Piludu che si occupa del fine vita e che ha operato in questi anni perché la legge 219 del 22 dicembre 2017 venisse approvata. “C'è una differenza rilevante tra le legge e le proposte di legge che non prevedevano l'obbligatorietà per il medico di tener conto delle volontà del paziente che volesse lasciare disposizioni per il futuro”.

“Con la legge 219 del 22 dicembre 2017 invece si è arrivati ad un accordo per cui le Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, sono vincolanti e la idratazione e nutrizione, che venivano considerati presidi non rifiutabili dal paziente, sono invece considerate trattamenti sanitari rifiutabili”. Con la nuova normativa, i medici possono non applicare le Dat quando sono incongrue fin dall'origine, perché non hanno nessuna dignità medico-scientifica o quando c'è una qualche novità sul piano delle cure. L'obiezione di coscienza non è prevista dalla legge.

“Le linee guida di Ats Sardegna”, ha concluso Pisotti, “sono molto complete e rispecchiano molto bene la normativa, dando indicazioni molto chiare e comprensibili per i medici. E' fondamentale la previsione di una equipe multidisciplinare che prenda in carico il paziente: la procedura diventa molto più semplice anche per specialisti e medici di medicina generale”.