Lo svezzamento, giusta alternativa?

Quando si riflette sull'impatto del farmaco sulla salute del bambino e ci si chiede se sia meglio svezzare, occorre fare una valutazione obiettiva dei costi e benefici di entrambe le opzioni, considerando anche l'impatto di un'interruzione prematura dell'allattamento al seno sia per la mamma che per il bambino. Spesso non ci si sofferma abbastanza a valutare i benefici per la salute che, svezzando il bambino precocemente, verranno a mancare, benefici ben documentati da un'enorme mole di ricerche effettuate negli ultimi decenni, a fronte di un rischio spesso solo presunto del farmaco assunto dalla nutrice, e non documentato da evidenze scientifiche.

La perdita dell'allattamento al seno può avere un impatto significativo anche sulla salute della donna, sia dal punto di vista emotivo che energetico:
• allattare al seno permette di fare una pausa più volte nella giornata e di accudire il bambino con la massima semplicità, senza nulla da preparare o conservare;
• gli ormoni dell'allattamento hanno un effetto rilassante sulla madre, consentendole di affrontare meglio gli eventuali stress;
• l'inibizione del ciclo ovulatorio consente alla donna che allatta un periodo più lungo senza perdite mestruali, dandole così più tempo per ricostituire la sua scorta di ferro e di globuli rossi;
• a lungo termine, allattare al seno diminuisce l'incidenza di cancro al seno e di osteoporosi in età avanzata.

Alcuni farmaci, come le sostanze di contrasto radioattive, richiedono la sospensione dell'allattamento al seno: la madre può tirarsi il latte e gettarlo finché la sostanza non è smaltita dal suo organismo, e poi riprendere ad allattare al seno. Poiché non sempre dopo una sospensione si riesce a recuperare l'allattamento al seno, questa pratica va riservata ai soli pochi casi in cui sia veramente necessaria, e non utilizzata a scopo prudenziale per qualsiasi farmaco, come le anestesie dentali o gli antinfiammatori. Infatti, la sospensione temporanea dell'allattamento può non essere semplice da gestire, e causare diversi problemi sia alla madre che al bambino:
• la madre deve impiegare tempo per tirarsi sistematicamente il latte, per mantenere la lattazione e prevenire il rischio di ingorghi;
• un distanziamento degli intervalli fra le poppate può causare una ripresa prematura del ciclo ovulatorio, con perdite mestruali e con il ritorno della fertilità;
• dal punto di vista pratico, la madre può trovarsi a dover calmare suo figlio senza la risorsa del suo seno, e a dover intraprendere lo svezzamento in un momento in cui probabilmente ha già bisogno delle sue energie per combattere un problema di salute;
• per il bambino, la sospensione dell'allattamento può significare dover apprendere un modo nuovo di succhiare alla tettarella del biberon, e alcuni di questi bambini in seguito, anche se portati al seno, non sono più in grado di poppare correttamente. Deve farsi strada il concetto che l'allattamento al seno è la condizione normale e fisiologica dell'accudimento umano nei primi mesi ed anni di vita; così anche per la donna allattare al seno è il modo più dolce e graduale di effettuare la transizione dalla gravidanza al puerperio.