La classificazione attuale del diabete mellito risale al 1997 e prevede quattro tipologie in base alla causa della malattia: diabete mellito tipo 1, diabete mellito tipo 2, altri tipi specifici di diabete e diabete mellito gestazionale. Fanno parte della classificazione anche due classi cosiddette a rischio: ridotta tolleranza glucidica e alterata glicemia a digiuno.
Nel caso del diabete di tipo 1 autoimmune, per motivi non ancora chiariti, succede che il sistema immunitario di fronte all'attacco di agenti esterni nei confronti delle cellule beta pancreatiche (quasi certamente virus) non reagisce in maniera usuale. Anzi, scambia queste cellule, che forse si sono modificate alla loro superficie, con formazioni nemiche e le distrugge utilizzando un tipo particolare di cellule - i linfociti - presenti normalmente nel sangue.
Una delle caratteristiche del diabete di tipo 2, che rappresenta circa il 90 per cento di tutti i casi di diabete mellito, è la presenza di svariate forme di alterazione del metabolismo glucidico con secrezione insulinica ridotta, normale, aumentata con evidenza di insulino - resistenza di vario grado (significa in pratica che diminuisce la capacità dell'insulina di svolgere le sue funzioni specifiche, soprattutto quella di far entrare il glucosio circolante nel sangue all'interno delle cellule che lo utilizzano come fonte di energia). In pratica, esistono tante varietà di diabete mellito di tipo 2 quanti sono i portatori stessi, dal momento che ognuno ha la sua particolarità.
Il diabete gestazionale è invece un'intolleranza al glucosio, di gravità variabile, che insorge in corso di gravidanza. Di solito si manifesta nel 2°-3° trimestre di gravidanza e, se non riconosciuto e trattato correttamente, può essere causa di aumento di alterazioni fetali molto gravi. Di solito questo tipo di diabete scompare dopo il parto, mentre in alcuni casi può essere definitivo.
La Ridotta Tolleranza Glucidica (IGT) è una classe di rischio per la manifestazione conclamata del diabete (qualche autore la definisce "prediabete"). Viene diagnosticata esclusivamente con un esame chiamato OGTT (Oral Glucose Test Tolerance), che consiste nel rilevare la glicemia a digiuno e poi per alcune ore dopo aver ingerito un quantitativo di glucosio (per gli adulti 75 g). E' importante riconoscere questa alterazione il più precocemente possibile, perché il suo trattamento (farmacologico, alimentare con opportuna attività fisica) consente in tantissimi casi di "fermare" l'ulteriore evoluzione verso il diabete e perché proprio da questa particolare situazione metabolica cominciano ad instaurarsi le prime alterazioni a livello delle arterie, configurando una delle più gravi complicanze del Diabete stesso: quella cardiovascolare (Infarto del miocardio, Ictus cerebrale). Diversamente, l'Alterata Glicemia a digiuno (IFG) è una classe di rischio per la manifestazione del diabete. Attualmente i limiti di glicemia ritenuti normali sono: a digiuno tra 70 e 100 mg/dl. Pertanto valori superiori, tra 101 e 125 mg/dl, sono indicativi per eseguire un OGTT, altrimenti detto "Carico orale di glucosio".
Il diabete mellito di tipo 1Il diabete di tipo 1 interessa circa il 10 per cento di tutti i casi diabete, ma è quello che richiede maggiori attenzioni. Spesso si manifesta pochi giorni dopo la nascita e questo comporta notevoli conseguenze a livello personale, familiare e sociale.
Il diabete mellito di tipo 2Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta circa il 90 per cento di tutti i casi di diabete mellito. Tra le sue caratteristiche la presenza di svariate forme di alterazione del metabolismo glucidico, l'assenza di anticorpi e il fatto che la maggior parte dei pazienti sia obesa o in sovrappeso.
Il diabete gestazionale e altri tipi specifici di diabeteIl diabete gestazionale è un'intolleranza al glucosio che insorge in corso di gravidanza. Di solito si manifesta nel 2°-3° trimestre di gravidanza e, se non riconosciuto e trattato correttamente, può essere causa di aumento di alterazioni fetali molto gravi.
Il diabete gestazionale è un'intolleranza al glucosio che insorge in corso di gravidanza. Di solito si manifesta nel 2°-3° trimestre di gravidanza e, se non riconosciuto e trattato correttamente, può essere causa di aumento di alterazioni fetali molto gravi.