Il brevetto di un farmaco, ossia il marchio di esclusiva dell'azienda farmaceutica produttrice, dura 20 anni (Legge Cee 1768 del 1992) e per tutto questo periodo, l'azienda farmaceutica che ha sviluppato il farmaco lo può commercializzare ''in esclusiva". Perché? La vita di un farmaco inizia molto tempo prima della sua commercializzazione (10 o 12 anni circa) con i seguenti passaggi:
• analisi di attività;
• analisi di efficacia;
• analisi di tollerabilità;
• sperimentazioni cliniche;
• registrazione;
• immissione del nuovo farmaco sul mercato.
Questo lungo percorso ha un costo notevole per le aziende che investono nella ricerca e che, fino all'immissione in commercio del farmaco, non hanno un ritorno economico.
Per tutti questi motivi se il farmaco si dimostra davvero utile ed innovativo, l'azienda che lo ha scoperto e ha investito nella ricerca va premiata e valorizzata garantendole per un periodo di tempo l'esclusiva. Ecco perché sono fondamentali i brevetti: se non ci fossero sarebbe possibile per un'altra azienda fabbricare una ''copia''identica all'originale e venderla ad un prezzo più basso, non avendo investito nella fase di ricerca e sviluppo.
E una volta scaduto il brevetto che succede? Allo scadere della copertura brevettuale, altre aziende autorizzate potranno produrre e commercializzare lo stesso prodotto come ''equivalente". In Italia, per esempio, la percentuale di farmaci che si potrebbe sostituire è del 60/70 per cento. Portando questo discorso sulla spesa, il Sistema Sanitario Nazionale potrebbe risparmiare alcune migliaia di miliardi di vecchie lire l'anno. Ma anche il cittadino potrebbe spendere meno, con un taglio del 20/50 per cento di quanto paga per i farmaci da banco o per quelli con ricetta obbligatoria che lo Stato non rimborsa, per esempio molti dei sonniferi-antiansia.