Cosa occorre sapere

Il passaggio dei farmaci nella circolazione fetale oppure nel latte materno non è affatto automatico e scontato. I meccanismi che impediscono o rendono difficile alla sostanza raggiungere la circolazione placentale, oppure il latte, sono numerosi:
• molte sostanze, come ad esempio l'eparina (un farmaco anticoagulante), hanno molecole troppo grandi per "passare";
• non tutte le molecole di un farmaco circolano "libere" nel sangue: in buona parte si legano a sostanze presenti in circolo (in genere a proteine) e divengono così troppo grandi per attraversare le barriere;
• alcune sostanze vengono smaltite molto rapidamente, per cui dopo breve tempo la loro concentrazione nel sangue sarà troppo bassa per causare effetti nel bambino;
• anche la modalità di somministrazione del farmaco può influire: ad esempio, tutte le sostanze per uso esterno, o che agiscono localmente, destano meno preoccupazione di quelle che si diffondono nell'organismo e vanno nel circolo sanguigno. Queste ultime, se date per endovena, passano in proporzione maggiore nel sangue, e quindi richiedono maggiori cautele in gravidanza.
Il trimestre di gravidanza è un criterio importante per decidere la sicurezza di un farmaco. Ciò che nel primo trimestre può avere effetti malformativi sull'embrione, può non aver alcun impatto per il feto che si trova alle ultime settimane di gravidanza:
• nel periodo pre-embrionale, cioè quando ancora non è noto lo stato di gravidanza, può avvenire di aver assunto un farmaco. Anche se è bene informare il medico, è rassicurante sapere che se la gravidanza è già ben avviata i rischi che il farmaco abbia negativamente inciso sono estremamente bassi o assenti, in quanto in questa fase la risposta al farmaco è del tipo "tutto o nulla", cioè se la sostanza fosse stata nociva si sarebbe probabilmente verificato un aborto nei primissimi stadi della gestazione.
• nel primo trimestre, e in particolare nelle prime 10 settimane, sono più elevati i rischi di indurre malformazioni nell'embrione; generalmente in questo periodo si preferisce sconsigliare l'assunzione di qualunque sostanza (che non sia limitata a un effetto locale), preferendo se necessario utilizzare quei farmaci non recenti, ampiamente testati, che negli anni hanno dimostrato la loro innocuità.
• nel secondo e terzo trimestre, o periodo fetale, il rischio di malformazioni non è più rilevante, e gli effetti dei farmaci assunti dalla madre sono per il feto sono in genere di tipo transitorio. Alcuni antitiroidei (ioduri, iodio radioattivo) possono provocare danni alla tiroide e gozzo nel neonato; a questi è da preferire il propiltiuracile.
• negli ultimi giorni e a termine di gravidanza il farmaco può influire sull'andamento del parto, oppure incidere sulle condizioni del neonato nelle sue prime ore di vita.