Farmaci che incidono sulla produzione del latte

In determinate condizioni, alcuni farmaci possono interferire sulla produzione di latte, ovvero incrementarla; è importante sapere che la loro efficacia è determinata da una quantità di fattori, in particolare dalla fase della lattazione in cui vengono somministrati.

Farmaci che inibiscono la produzione di prolattina
La sostanza più utilizzata attualmente è la cabergolina, che se data nei giorni immediatamente successivi al parto ha un'efficacia molto elevata nell'inibire la lattazione. Tuttavia l'immediato post-parto non è il momento migliore per prendere decisioni irreversibili e a volte la madre scopre in seguito che il problema che sembrava insormontabile poteva essere risolto senza rinunciare ad allattare il proprio bambino, e pertanto può in alcuni casi voler recuperare l'allattamento al seno. Occorre sottolineare che la cabergolina è potenzialmente nociva per il bambino e, poiché passa nel latte e richiede molto tempo per essere eliminata dall'organismo materno, comporta la necessità di estrarre e gettare il latte per almeno due settimane prima che possa essere di nuovo dato al bimbo, nel caso che la madre voglia tentare di ripristinare l'allattamento. Inoltre le possibilità di successo in questi casi sono scarse, anche se vi sono casi di recupero parziale o totale. Se la cabergolina viene data invece ad allattamento inoltrato, in particolare dopo i primi due mesi, la sua efficacia è molto ridotta, tanto che l'uso per accompagnare lo svezzamento del bambino è da considerarsi improprio: in questi casi è sufficiente diminuire gradualmente le poppate per ridurre e poi cessare la produzione del latte.

Farmaci che favoriscono la lattazione
Un farmaco noto per le sue proprietà antiacide, il domperidone, possiede anche la capacità di interagire con gli ormoni della lattazione stimolando la produzione di prolattina. L'efficacia di questo farmaco dipende dalle condizioni dell'allattamento al seno e dal momento in cui viene assunto rispetto al periodo di lattazione. La quantità di latte prodotto non è proporzionale ai livelli di prolattina nel sangue: quest'ultima funziona in modo più simile a quello di un interruttore, per cui superata una certa soglia di concentrazione nel sangue, scatta la produzione di latte da parte delle ghiandole mammarie, mentre al di sotto di quella soglia la produzione declina. Se la scarsa produzione di latte, come raramente avviene, dipende da un livello troppo basso di prolattina, il domperidone ha la sua efficacia per dare uno slancio e avviare la lattazione; ma se come molto più spesso accade il problema risiede altrove, per esempio le poppate sono infrequenti (meno di otto al giorno) o troppo brevi, o il bambino non poppa con efficacia al seno, allora questo farmaco di per sé non inciderà sul successo dell'allattamento.

Tisane galattogoghe
Non vi sono prove di evidenza scientifica sull'efficacia di queste tisane nell'aumentare la produzione di latte, a parte alcuni studi sul fieno greco. Inoltre tutte le erbe, al pari dei farmaci, contengono sostanze farmacologicamente attive e il loro uso continuato, specie se in alte dosi (più di due litri al giorno), può provocare effetti sul sistema nervoso della mamma e del lattante; si raccomanda pertanto di non eccedere e non assumerle di propria iniziativa, ma consultare anche in questo caso il medico.